“Quest’anno, l’anno prossimo, un giorno, mai.”
Contando i noccioli di ciliegia rimasti nel piatto, e ripetendo questa tiritera, le nostre nonne, da ragazzine, cercavano di prevedere se si sarebbero sposate e quando sarebbe avvenuto.
La ciliegia è un frutto conosciuto fin dal VII secolo a.C, importato dall’attuale Turchia, conosciuto da millenni in Egitto e dal III secolo a.C anche in Grecia.
La leggenda dice che il suo nome iniziò ad essere noto dopo la battaglia di Cerasus, sul Mar Nero, nel 71 a.C, quando i Romani, capeggiati dal generale Lucullo, vinsero Mitridate, acerrimo nemico dell’Impero. Da qui iniziano anche le testimonianze scritte: quelle di Varrone che ne descrisse i metodi di innesto per produrre frutti più dolci e succosi, e naturalmente quelle di Plinio che ne elencò già dieci diverse varietà nella sua Naturalis Historia.
Se nella mitologia greca era sacra ad Afrodite e pianta degli innamorati, la ciliegia continuò ad avere un ruolo importante nella simbologia cristiana, prima come antidoto al peccato originale in contrapposizione alla mela, e poi come simbolo del sangue del Redentore e pianta sacra a San Gerardo dei Tintori.

Nel ‘300 e ‘400 campeggiava sulle tavole, nei dipinti a tematica sacra e profana, per la sua forma e il suo colore vivace. Dal ‘600 ne esplose la coltivazione, come per tanti altri ortaggi, negli orti di Versailles, dove convogliavano le varietà migliori e i botanici più abili.
In Oriente il ciliegio rappresenta da sempre la bellezza femminile e la prosperità, diventando addirittura simbolo nazionale in Giappone, dove la leggenda narra che il colore dei suoi petali e poi dei suoi frutti sia un ricordo del sangue dei samurai morti in battaglia.

La prima sagra delle ciliegie in Italia fu quella di Marostica nel 1933, ma le varietà presenti ad oggi non si contano; si dividono in due grandi categorie: le tenerine (Moretta di Cesena, Ferrovia e Bigarreaux) e le dure (Durone nere di Vignola, della Marca e dell’Anella). Famosi anche i “duroni” di Pecetto Torinese e un vasta gamma di visciole e di altre ciliegie selvatiche o semi-selvatiche più morbide ed asprigne.
La loro stagionalità va dall’inizio di giugno, per le varietà precoci, fino a tutto luglio, per quelle tardive.

Le ciliegie rappresentano un piacere per il palato ma anche un vero toccasana per l’organismo: hanno virtù depurative, disintossicanti, energetiche e remineralizzanti, grazie a calcio, ferro e potassio; grazie alla vitamina A e C contribuiscono ad alzare le difese immunitarie, sono rinfrescanti, diuretiche, antireumatiche e ricche di antiossidanti. Hanno pochissime calorie, non alzano l’indice glicemico e sono ricche di fibre, inducendo sazietà. Inoltre rappresentano una fonte di melatonina, conciliando il riposo notturno se mangiate di sera.
Quindi nessuna scusa per consumare le ciliegie al naturale e concedersele nei dolci.
D’altronde… “una tira l’altra”.
Foto di Mary Pellegrino.
Fonti bibliografiche:
http://www.terraoggi.it/notizia/Ciliegie,_storia_e_leggendedi_gusto_appassionato/11232/15
http://www.diciboealtrestorie.com/2012/06/29/stora-e-leggende-della-ciliegia/
http://www.dbtalk.it/ciliegie-dallarte-alla-tavola-una-prelibatezza-per-tutti/
17 Giugno 2015