Ricordo d’aver ascoltato con una certa frequenza la parola fusion, fino a pochi anni fa, quasi esclusivamente in ambito musicale, a rappresentare un genere emerso alla fine degli anni sessanta e primi settanta che combina elementi di jazz, rock e funk. Da un po’ la parola fusion è però comparsa nel mondo della ristorazione, ed è utilizzata con una tale frequenza (e talvolta a sproposito) da provocare nel sottoscritto spesso una risata sarcastica.
Con questa premessa, è facile immaginare che io mi sia recato da Yugo, il fusion bar in Largo Angelicum, prevenuto verso una filosofia di cucina non sempre chiara. Quella sera ho però deciso di liberarmi da preconcetti di natura culinaria e sono andato a cena curioso di scoprire questa nuova realtà del panorama capitolino. Il locale è molto elegante, e soprattutto si apprezza il lavoro di insonorizzazione che consente di lascarsi il caos di Roma alle spalle. La supervisione del menu è di Anthony Genovese, chef 2 stelle Michelin de “Il Pagliaccio“: l’offerta è diretta, senza fronzoli, tra crudo, rolls, dim, zuppe e tanto altro, compresi due “Viaggi” di degustazione. Mi colpisce molto la cura dell’area cocktail, che non fanno da semplice supporto ai piatti ma recitano un ruolo da protagonista.
La cena è davvero piacevole, aperta da un gustoso tris di tartare di pescato e dai rolls “maki salmone piccante e mame nori di soia“. Si prosegue con i Bun, altra piacevole scoperta della serata: quello al vapore con granchio croccante e salsa agrodolce è completo, accattivante, immediato; quello con pancetta, cipolla caramellata e senape conquista il palato al primo boccone. Ma l’apice della serata è rappresentato da dal Dim con vitello e salsa di miso e senape, uno di quei piatti per i quali potrei rovinarmi mangiandone una porzione immorale.
“Calamari, taccole e peperoncino dolce“, “Petto d’anatra, melanzane e curry nero” e “Uovo croccante, lattuga di mare e spinaci rossi” tengono molto alto il livello dei piatti, una continua alternanza di sapori e contrasti, consistenze apparentemente conosciute che svelano sorprese al momento dell’assaggio. C’è spazio anche per il dessert, con la Cheese cake con biscotto al cioccolato bianco e frutti rossi: la parte cremosa è leggera, non risulta pesante e si sposa molto bene con l’acidità dei frutti rossi, per una perfetta chiusura del pasto.