Non ha bisogno di presentazioni Claude Monet, forse il più celebre tra i pittori impressionisti, parigino di nascita e normanno d’adozione, uomo possente dallo sguardo enigmatico e luminoso che riconosciamo in molti dei suoi autoritratti e nella fotografia intensa scattatagli da Nadar.

La casa di Giverny, oggi trasformata in museo, fu quella in cui abitò dopo il secondo matrimonio con Alice Hoschedé. Abbastanza vicina a Parigi, ma abbastanza lontano da non essere considerata la “casa della domenica”, evoca una vita vissuta all’insegna della semplicità, a contatto con la natura, ma anche un periodo sereno, speso tra la pittura, il giardinaggio e le visite degli amici, circondato dai sei figli di Alice e dai due avuti dalla prima moglie Camille.
L’idea errata di un mondo di fine ottocento dalle tinte pastello sparisce, lasciando il posto a colori squillanti: la spaziosa sala da pranzo tinteggiata in giallo cromo e la cucina luminosa, con le pareti rivestite di mattonelle di Faenza sui toni del turchese.

Qui è facile che gli appassionati di cucina si trovino a fantasticare su quali profumi e sapori passassero tra queste mura. Monet era un buongustaio; dai racconti dei suoi contemporanei amava avere ospiti a pranzo – non a cena perché aveva l’abitudine di coricarsi non più tardi delle nove e trenta – per i quali affettava personalmente gli arrosti e la selvaggina, e aveva la passione per le erbe aromatiche che coltivava nei giardini di Giverny assieme alle lussureggianti fioriture che ancora oggi accolgono i turisti.

Completamente assorbito da interminabili sessioni di pittura, Monet non entrò mai nella cucina azzurra, pur supervisionando la lista della spesa e i menù, che dovevano essere offerti agli ospiti, una settimana prima di ciascun evento. Tra gli ospiti di Giverny tanti nomi celebri tra i quali i pittori Renoir, Sisley, Cézanne e molti altri, contrapposti agli amici in visita da Londra, Venezia, Chicago addirittura, mentre da Giverny l’unico visitatore restava l’Abate Toussaint.
Era Alice ad occuparsi di tutto, però dalla casa di Giverny è arrivato fino a noi un ricettario di famiglia, compilato con cura proprio da Monet, raccolta autentica di ciò che amava mangiare: si va dalle ricette di base, a quelle “di una semplicità fanciullesca”, a quelle più articolate. Non manca all’appello il capitolo dedicato all’amata selvaggina, quello incentrato sulle uova, quello dei dolci da tè, in una collezione di ricette a metà strada tra la tradizione francese e le novità del XX secolo allora entrante.
Ecco una ricetta semplice e gustosa, leggermente rivisitata, adatta ad una colazione salata o a un pranzo leggero.

Ingredienti per 2 Persone
- 2 Uova
- 2 cucchiai Farina
- 120 ml Latte
- 1 cucchiaio Olio per ungere la padella
- 1 pizzico Sale
- q.b. Prezzemolo
- q.b. Noce Moscata
Preparazione
Stemperare la farina nel latte.
Aggiungervi i tuorli con un pizzico di sale e mescolare energicamente.
Insaporite con il prezzemolo e la noce moscata.
Montare a neve gli albumi ed unirli delicatamente al composto.
Scaldare l'olio in padella e poi adagiarvi la pastella per l'omelette.
Lasciar cuocere, coperto, per due minuti, poi scoperchiare e far proseguire la cottura per altri due minuti rigirando l'omelette sul secondo lato.
Servire con insalatina e champignons al prezzemolo.

Fonti fotografiche e bibliografiche:
http://it.wikipedia.org/wiki/Claude_Monet
Claire Joyes, Alla tavola di Monet, Guido Tommasi Editore
26 Maggio 2015