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Ristorante, ci sono casi in cui puoi andare via senza pagare: sembra assurdo ma è verissimo

Una cliente insoddisfatta contesta il servizio al cameriere – iFood.it (foto AdobeStock)

Il cliente ha dei diritti stabiliti dal Codice Civile che può far valere se il ristoratore non rispetta i suoi obblighi di legge

Quando ci sediamo al tavolo di un ristorante, non stiamo soltanto ordinando da mangiare ma stiamo stipulando un “contratto di ristorazione“, che obbliga il ristoratore a servire i pasti richiesti dal cliente in cambio di un pagamento.

Quello tra cliente e ristoratore è un vero e proprio rapporto giuridico di tipo patrimoniale: il ristoratore espone la sua proposta contrattuale – ovvero l’offerta di un servizio di somministrazione di cibo con relativo prezzo – e il cliente la accetta, scegliendo i piatti sul menù ed effettuando l’ordine.

In base al Codice Civile, la somministrazione di cibo e bevande e il corrispettivo che deve essere pagato al ristoratore – che assieme costituiscono l’oggetto del contratto ristorativo – devono essere determinati e identificabili nel tipo, nella qualità e nella quantità.

Nel contratto di ristorazione il ristoratore ha il dovere di dichiarare il prezzo e le caratteristiche qualitative e quantitative di ciò che vende e in seguito di fornire il servizio con correttezza, senza ingannare il cliente.

La tutela dei clienti

Da tutto ciò ne consegue che il ristoratore per legge non può servire al cliente una pietanza con ingredienti diversi da quelli dichiarati, né può servirgli una pietanza di qualità inferiore.

Se dovesse verificarsi una situazione del genere al ristorante, dobbiamo conoscere i nostri diritti e farli valere: a fronte dei difetti che riscontriamo nelle pietanze che ci vengono servite o della non conformità del cibo alla descrizione, possiamo pretendere la riduzione del prezzo oppure la riparazione o sostituzione del piatto al fine di ripristinarne la conformità oppure possiamo ricorrere alla risoluzione del contratto di ristorazione. 

Una cliente riceve un conto più alto del previsto a causa di maggiorazione non dichiarata dei prezzi o mancanza di listino – iFood.it (foto iStock)

Quando il cliente ha diritto di non pagare

In caso di risoluzione del contratto a causa di un mancato rispetto dell’accordo da parte del ristoratore, non siamo tenuti a pagare. Questo avviene quando il ristoratore serve pietanze differenti da quelle riportate sul menù e scelte dal cliente. La presenza nel piatto di ingredienti diversi da quelli dichiarati nel menù è anch’essa un valido motivo di contestazione del conto, anche perché i ristoratori sono obbligati per legge a segnalare tutti gli allergeni presenti nelle pietanze del menù, a tutela delle persone con allergie e intolleranze alimentari.

Nel menù deve essere indicata per legge anche la freschezza del prodotto, dichiarando gli alimenti surgelati e decongelati adoperati nella preparazione della pietanza. Il menù deve anche riportare i prezzi: se il prezzo non è determinato, il contratto ristorativo risulta nullo. Il cliente infatti ha il diritto di conoscere preventivamente il prezzo dei piatti e di poter leggere questa e le altre informazioni sul menù: ricordiamoci che se il ristoratore ci elenca i piatti a voce o li scrive su una lavagnetta senza il relativo prezzo, sta infrangendo la legge e rischia la multa. Anche il costo del coperto deve essere dichiarato; inoltre il cliente non può trovarsi sul conto prezzi maggiorati o spese aggiuntive.