Non solo in cucina | La parola ‘ricetta’ è ovunque: dal medico allo chef, ecco cosa sta succedendo

Dalle Alpi alla TV, passando per l’ambulatorio medico: la ‘ricetta’ è la protagonista inaspettata del momento, con significati che vanno ben oltre il cibo.

La parola “ricetta” evoca immediatamente sapori, profumi e tradizioni culinarie. In questi giorni, l’attenzione è alta su questo mondo, con le specialità dello chef Stefano Croce che da Moena approdano sulla celebre piattaforma Giallo Zafferano. Eppure, lo stesso termine è al centro di un dibattito completamente diverso, che riguarda la sanità e il lavoro dei medici di base.

Da un lato, quindi, si celebra la cultura gastronomica, che sia quella antica della comunità ladina nelle Dolomiti o quella raccontata in televisione, da Enza Sampò a Tessa Gelisio. Dall’altro, emerge una problematica sociale dove la “ricetta” diventa simbolo di un sistema sotto pressione, come evidenziato dalle parole di Fico sulla difficoltà dei medici con un numero eccessivo di pazienti.

Dal cervo di Moena alla TV: un mondo di sapori

Il panorama culinario italiano è in continuo fermento. Lo chef Stefano Croce sta portando i sapori della sua Moena a un pubblico più vasto grazie a Giallo Zafferano, proponendo piatti come arrosti di cervo e canederli ai formaggi. Questa è solo una delle tante manifestazioni di un interesse crescente per le ricette, che trovano spazio anche in eventi culturali come la presentazione del libro “Ricette belle come il sole” di Chiara Coreggioli all’Ego’ Lounge.

Questa passione per il cibo affonda le radici in tradizioni secolari, come dimostra la sopravvivenza dell’antica cucina della comunità ladina nelle Dolomiti, con i suoi patti unici e particolari. La ricetta, inquesto contesto, non è solo un elenco di ingredienti, ma un pezzo di storia e di identità culturale che si tramanda e si evolve, arrivando a diventare protagonista di programmi televisivi che hanno fatto la storia, come quelli condotti da figure come Enza Sampò e Tessa Gelisio.

Quando la ‘ricetta’ non si mangia: l’altra faccia della medaglia

Lontano dai fornelli e dalle telecamere, la parola “ricetta” assume un significato ben più critico. In un intervento recente, Fico ha sollevato un problema concreto del sistema sanitario, affermando che un medico di base non può gestire 1800 pazienti e limitarsi a “scrivere ricette”. In questa accezione, il termine si spoglia di ogni connotazione piacevole per diventare sinonimo di un atto burocratico e di una medicina che rischia di perdere il contatto umano.

Questo doppio significato rivela quanto la parola sia radicata nel quotidiano degli italiani, capace di rappresentare sia un momento di gioia e condivisione a tavola, sia una necessità legata alla salute. La discussione sollevata da Fico mostra come un semplice pezzo di carta possa rappresentare il punto di incontro tra le esigenze del cittadino e le difficoltà di un sistema complesso.

Così, mentre uno chef condivide la sua arte culinaria, un medico si trova a gestire un carico di lavoro che va ben oltre la semplice prescrizione, mettendo in luce le diverse sfide che si celano dietro una singola, comunissima parola.

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Tommaso Moretti