Quest’anno Mantova è stata eletta Capitale Italiana della Cultura 2016.
Vale la pena passare un week end in questo gioiellino di città, dove le opere d’arte sono concentrate in pochi metri l’una dall’altra.
Il rinascimento Italiano, grazie ai Gonzaga, è fiorito in questa zona, lasciando in eredità opere di valore inestimabile.
La città si affaccia sui laghi mantovani, laghi artificiali creati circa 8 secoli fa, grazie a sbarramenti e deviazioni fluviali, facendo così parte del Parco del Mincio.

La nostra prima tappa è stata il maestoso Palazzo Te.
All’ingresso, tarda mattinata, c’è una discreta fila e quindi per risparmiare e velocizzare gli ingressi anche delle prossime visite in programma, acquistiamo la Mantova Card al Palazzo di San Sebastiano che è anche Museo della Città.
Il Palazzo Te fu costruito nel 1525 per Federico II Gonzaga come palazzo di rappresentanza (per le feste) e a quei tempi sorgeva sull’isola del Tejeto (da qui il nome che non c’entra nulla con il tè da bere).
I Gonzaga sono stati per Mantova quello che per Firenze sono stati i Medici, i Signori della città per ben quattro secoli e hanno lasciato una grande eredità artistica e architettonica.
Gli esterni del palazzo sono molto ampi, i cortili con la loggia e il giardino che termina con un colonnato a semicerchio creano prospettive e scorci molto spettacolari.


Gli interni sono ricchi e alcune stanze come La Sala dei Cavalli, la Camera dei Giganti e la Camera di Amore e Psiche racchiudono affreschi strabilianti.

E’ bello pensare a cosa doveva essere stata la festa organizzata per la visita dell’Imperatore Carlo V nel 1530, con il Palazzo illuminato a giorno da migliaia di candele, un banchetto principesco e le più belle dame della città in visita, tra le sale affrescate con maestria da artisti unici.
Ma il banchetto più leggendario fu quello offerto nel 1656 alla regina Cristina di Svezia con tre “servizi di Credenza” e tre “Servizi di Cucina” ,
uno dei servizi di Cucina recitava così :
“Fagiani avvolti in carta di butiro, polverizzata con sale, cotti nello spiedo a fuoco lento, serviti con salsa di limone e zuccaro e adornati con quaglie arrosto.
Sull’ala del piatto un Rebesco di gelo di cotogno, uccelletti intagliati e piccata di pistacchi.
Poi tortore allo spiedo con salsa di mele granate e naranci di pasta frolla empiti di midolla, petto di cappone piccato, pasta di marzapane, fette di cedro e canelloni confetti”
tutto adornato con fiori freschi, foglie di lauro dorate e salviette profumate con polvere di Cipro …“

Un passaggio alla maestosa Basilica di Sant’Andrea progettata da Leon Battista Alberti con la cupola di Filippo Juvara, in cui è sepolto Andrea Mantegna.

E arriviamo al Palazzo della Ragione e Torre dell’Orologio, il palazzo si affaccia sulla bellissima piazza delle erbe.
La torre ha un orologio del 1473 che, quando funzionava, segnava le ore, le fasi lunari, i segni zodiacali e persino i giorni adatti per le diverse attività lavorative.
La torre ospita il Museo del Tempo e vengono organizzati, durante la visita, dei piccoli spettacoli teatrali che raccontano “il tempo”, complimenti agli attori bravissimi.

Se la trovate aperta, vale la pena visitare la Biblioteca Teresiana che si trova in una stradina dietro al palazzo.
Il tempo però inizia a peggiorare, vento freddo e le prime gocce di pioggia ci fanno correre verso la bellissima piazza Sordello dove ci rifugiamo nel Palazzo Ducale.

Era la residenza dei Gonzaga ed al suo interno ospita un bellissimo Museo con diversi capolavori.

Il Castello di San Giorgio fa parte del complesso museale ed in uno dei torrioni vi è la celebre “Camera degli Sposi” di Andrea Mantegna, che non è una camera nuziale ma una sala delle udienze dove gli affreschi celebrano la dinastia dei Gonzaga.
Attenzione che i visitatori sono a numero chiuso e bisogna telefonare per prenotare l’orario della visita ed ha un costo extra.

Naturalmente non potevamo non finire la serata in una dei molti ristoranti e trattorie tipiche della zona.
In questa zona, a metà strada tra Lombardia ed Emilia, la cucina ha una storia antica.
Tanto per elencare le specialità ed i piatti più famosi : il salame mantovano, gli agnolini in brodo, i tortelli di zucca, i capunsei, il risotto con le rane, il bollito con la mostarda…quest’ultima si può acquistare in vari negozietti del centro, già confezionata in deliziosi vasetti, oppure sciolta, scegliendo tra i differenti tipi di frutta.

Non poteva mancare lo stracotto d’asino, il luccio in salsa e per finire naturalmente la torta sbrisolona, il tutto bevendo Lambrusco Mantovano che può essere mosso o fermo.

Secondo Giorno
La mattina dopo c’e’ un sole splendido e decidiamo di fare una visita a Sabbioneta, che insieme con il centro di Mantova è dichiarata Patrimonio dell’umanità dall’UNESCO.
La cittadina, a pochi chilometri da Mantova, difesa da grandi mura a stella, fu costruita sulla base dei principi umanistici della città ideale.

Divenne la residenza del principe Vespasiano Gonzaga Colonna che vi fece costruire nel 1588 un piccolo teatro : il Teatro all’Antica dell’architetto Vincenzo Scamozzi. La guida ha detto che è il primo teatro stabile della storia progettato e realizzato proprio per essere un teatro.


Divertente la storia dello Scamozzi, che geloso della fama del suo maestro Andrea Palladio, si disfò dei progetti del maestro rivendendoli in Inghilterra, contribuendo però in questo modo a divulgare nel mondo l’architettura Palladiana.
Dopo aver visitato anche la sinagoga, in stile neoclassico, e il museo…

…pranziamo in un bellissimo posticino, trovato casulamente, sulla strada per tornare a Mantova.


La giornata è così bella che nel pomeriggio ci fermiamo sul verdissimo e affollatissimo lungolago e ci godiamo la veduta di Mantova con le mura del Palazzo Ducale e del Castello Mantova vista dalla sua migliore prospettiva : a bordo del battello che fa il giro dei vari laghetti e che si inoltra poi sul fiume Mincio.
